Famiglia

L’abbraccio del diverso

Per i 20 anni dell’associazione Famiglie per l’accoglienza è stato pubblicato un bellissimo libro che raccoglie le trascrizioni dei loro incontri con don Luigi Giussani.

di Redazione

Ho accettato di venire soprattutto per sentire i vostri interventi e per farvi reagire il mio animo, perché assimili da voi quell?imitazione di Dio di cui è pregno ogni gesto di accoglienza. La vostra non è innanzitutto un?organizzazione, ma un?esperienza; la parola esperienza indica il nesso che il nostro agire ha con la sua sorgente ultima, il mistero di Dio. È nell?esperienza che Dio arricchisce il nostro niente e perdona la nostra miseria facendola agire, facendola partecipe della Sua ?attività? di Creatore, di Ricreatore, di Redentore. L?esperienza proclama sempre un nesso con Dio. Infatti un?esperienza diventa cattiva quando questo nesso con Dio non sia riconosciuto e la costruzione sia tentata a prescindere da Dio o addirittura contro la legge di Dio (…) Quella giovane mamma La vostra è un?esperienza, perciò è un nesso con il divino, è un nesso con il Mistero. Solo dall?esperienza può nascere, anzi, è normale che nasca una volontà di aiuto vicendevole. (?) L?esperienza è un orizzonte che si dilata sempre di più: quanto più uno vi penetra accogliendola, quanto più uno vi cammina dentro, tanto più essa si allarga, con un orizzonte che diventa sempre più grande. “Anche noi, dunque”, scrive San Paolo nella Lettera agli Ebrei , “circondati da un così gran numero di testimoni?”: la Chiesa è veramente un grande popolo di testimoni! Tante volte viene la tentazione di separare le cose piccole dalle grandi, ma il piccolo è talmente folto, intenso, che non c?è più il piccolo o il grande, tutto è grande. Ho visto una giovane mamma che cercava di imboccare il figlio spastico con un cucchiaio che si perdeva sulla faccia: è divino, è grande come Dio! Per questo io avevo vergogna a venire da voi. “Anche noi, dunque, circondati da un così gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che ci è di peso?” : si può deporlo vivendo, lo si depone vivendolo; se uno non lo vuole vivere, allora non lo depone e il peso lo definisce. “Deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia..”, non siamo i redentori di noi stessi; la nostra fatica nel soccorrere il bisogno dell?altro, della vita che ci è davanti, tra le braccia, non è un gesto che redime, che può redimere la nostra vita, che può redimere il mondo. Quando noi siamo appena attenti, sentiamo ben lontana da noi la tentazione dell?orgoglio, di una soddisfazione moralistica di noi stessi; percepiamo benissimo la strana commistione di impeto di generosità, che persegue il bene e la verità riconosciuta, e di sproporzione, una sproporzione in cui la stanchezza e l?equivoco penetrano. “Anche noi, dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti”. “Corriamo con perseveranza”: la parola perseveranza è la grande parola che Cristo ha ripetuto, più di tutte le altre, nell?ultimo discorso che ha fatto ai suoi discepoli prima di andare a morire: rimanete, permanete, rimanete in me. “Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti”: se uno va fino alla fine, non è perché ha costruito lui una cosa definitiva; dopo tanto tempo, uno capisce che è come in principio. Chi va fino alla fine è strumento del braccio di Dio nel mondo e perciò collabora alla redenzione finale, quando tutto ciò che è storto ritornerà com?è nella mente creatrice di Dio, diritto, e tutto ciò che è lordo e pesante diventerà leggero e libero, e tutto ciò che sembra dover morire, o soffocare il tempo della vita da un momento all?altro, diventerà vita, vita eterna. Ospitalità e accoglienza La parola ospitalità o accoglienza riguarda la persona intera. A differenza di tutte le altre forme di carità, questa è la carità alla persona come tale, riguarda direttamente la persona come tale. (?) “Non dimenticate l?ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo”. San Paolo si riferisce a tanti brani dell?Antico Testamento. Ma, dopo Cristo, si può dire: “Ricordatevi che praticando l?ospitalità avete accolto, anche senza che ve ne accorgeste, l?angelo di Dio, ciè avete accolto la presenza di Dio, il modo della presenza di Dio nella vostra vita”. Ma io volevo soffermarmi su un punto: l?accoglienza è del diverso. La dimensione profonda, per cui l?accoglienza rende simili a Dio che crea e redime, è la diversità, il non coincidente con quello che noi immagineremmo, ci piacerebbe, ci consolerebbe. è la categoria, la dimensione che ci fa assomigliare a Dio. C?è una diversità più grande di quella tra l?essere e il nulla? Questa è una diversità infinita. L?infinito ha creato dal nulla, ha accolto il nulla che sono io e che sei tu, ha accolto il niente: tu e io non solo eravamo niente, siamo niente e Dio accoglie me e te. “Padre nostro che sei nel profondo di me da cui io nasco e sono”. C?è qualcosa di più drammaticamente e terribilmente diverso che la diversità fra l?essere e il niente? Più terribile ancora è la diversità fra il Dio diventato uomo per amore degli uomini che ha accolti (Dio ci accolti diventando uomo, e ci ha abbracciati, nel senso letterale del termine, in quanto il battesimo è proprio un abbraccio fisico permanente ed eterno) e l?uomo peccatore. Diventando vecchio, una delle due o tre cose che non riesco a frenare nel loro approfondimento affascinante, pieno di timore e di tremore, è non tanto il concetto, ma l?esperienza dell?essere peccatori. C?è una differenza più grande di quella tra il Padre che mi crea e la mia dimenticanza e il mio rinnegamento, il mio peccato? L?accoglienza come abbraccio del diverso: io uso questa espressione per definire la parola perdono. L?accoglienza è realmente perdono, l?abbraccio del diverso. Accogliere e perdonare: è lo stesso. In questo senso, in casa vostra, la prima accoglienza, e perciò il primo perdono, è con vostra moglie e con vostro marito. L?accoglienza è l?abbraccio del diverso, e per questo vale per tutti i nostri rapporti. L?abbraccio del diverso si chiama ?perdono?, perché per abbracciare un diverso bisogna prima perdonarlo. Perdonare vuol dire affermare, sotto tutto il cascame, ciò che di vero e di giusto, di buono e di bello, di essere, c?è nell?altro: l?essere dell?altro. L?essere tuo è più grande e più profondo, più importante dei mille, mille e mille tuoi peccati. Che razza di fatica bisogna vivere tutti i giorni per accettare di dire queste cose – che sono le più grandi cose che si possano dire dell?umano – in un modo così inadatto, così inadeguato! La gratuità pura in questo abbraccio non è possibile. Per questo San Paolo parla del peccato che ci assedia. La gratuità pura nell?accoglienza, nel perdono, nel rapporto con vostra moglie o nel rapporto con il figlio adottato, in qualunque condizione sia, non è possibile: non è possibile la gratuità, se non ci si muove per amore di Cristo. Nel venticinquesimo capitolo di San Matteo si trovano parole consolantissime: “Venite, benedetti dal Padre mio, a ricevere la ricompensa, perché avevo fame e mi avete sfamato?”. Ma come? Non ti abbiamo mai visto! “Ogni volta che lo avete fatto al più piccolo di questi, l?avete fatto a me“. Anche senza pensare a Lui direttamente, ci può essere una purità nell?affrontare l?altro, marito o moglie o persona comunque bisognosa che voi accogliete e abbracciate fino all?accoglienza; ci può essere una gratuità nell?accoglienza di un diverso anche umanamente parlando, ci può essere un impeto veramente puro, anche senza pensare a Cristo: ma allora è un miracolo che fa Cristo. Cristo può fare miracoli senza che uno se ne accorga. Se ne accorgono gli altri, come mi sono accorto io guardando la ragazza che imboccava il figlio spastico. Per questo ho detto: “Dio fammi essere come questa ragazza”. Non si può vivere l?accoglienza se non per amore di Cristo. Per amore di Cristo vuol dire: imitando Cristo. Il supremo paragone, il supremo esempio dell?accoglienza è Dio che ha avuto una tale pietà per l?uomo da diventare uno fra noi e da morire per noi: la Redenzione. Qualsiasi gesto di accoglienza rieccheggia questo. (?) Quanto più quello che fate nella vostra generosità lo fate in questa coscienza, tanto più la vostra generosità non sarà alla mercé delle vostre voglie, della vostra stanchezza, dei vostri umori. Cristo e gli albanesi L?amore a Cristo vi può condurre con tranquillità, vale a dire con umiltà, a dire: “Più di così io non posso e non riesco a fare”, e vi può far raggiungere il senso del vostro limite, vi può tendere così liberi, cioè così umili, da capire come l?uomo sia povero, da capire la vostra propria povertà, che di fronte agli albanesi che vengono ributtati al di là dell?Adriatico non riesce a fare niente. è una cosa che può lasciare nella pace solo se io offro a Cristo il dolore di questo e di quelli e dico: “Signore, questo rientra nel disegno misterioso con cui tu hai cominciato la creazione, permettendo il male, l?ingiustizia, il disastro, e la condurrai al bene”. Ma io non posso, come fa tutta l?educazione, far dimenticare queste cose, far dimenticare l?alluvione in Bangladesh o il dramma del Libano o degli albanesi. Solo l?amore a Cristo può far emergere questa suprema purità della gratuità che è l?umiltà, l?umiltà del proprio limite; il proprio limite non sarà allora ingenerosità, non verrà a gravare la coscienza come un peccato: riconoscere il proprio limite sarà anch?esso un?accoglienza. (?) è Dio che salva, fa per salvare, fa vivere, dà l?esistenza per la vita eterna. Per questo anche una parola di conforto – “coraggio!” – ha un valore eterno. (?) L?altro giorno ho visto un extracomunitario che si è fermato di fronte a due ragazzi per chiedere qualcosa. Non avevano nulla, e quello è andato via. Ho chiesto a chi mi accompagnava di rincorrerlo: l?ha trovato e gli ha dato 10mila lire. Quanti bisogni nel mondo dovremmo rincorre così! Info: Il miracolo dell?ospitalità Il libro che qui presentiamo è una raccolta di scritti che si direbbero d?occasione (ma tutto, in realtà, è occasione): s?intitola II miracolo dell?ospitalità (Piemme, pagg. 140, euro 8,90). L?associazione Famiglie per l?accoglienza è una realtà associativa nata vent?anni fa a Milano e ora diffusa in tutto il mondo, che si occupa non soltanto dì affido e adozione o di assistenza agli anziani, ma anche di tutti i problemi relativi all?accoglienza. Per contatti: Famiglie per Accoglienza


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